Risacca #1

Che poi, talvolta, si ha bisogno di svincolarsi dalla naturale rigidità dei versi. Il procedere sincopato di alcuni di essi ed il conteggio delle sillabe. Non è nemmeno troppo sforzato, a dire il vero, ma lasciare il pensiero correre sul foglio, sia esso elettronico o cartaceo, senza porre troppi freni di punteggiatura può essere liberatorio.

Si tratta di due incedere differenti. Uno maestoso, di una potenza sapientemente controllata ed elegante: un samurai dell’antico Giappone. L’altro forse meno composto, ma di una capacità sferzante inaudita e genuina: un inarrestabile Vichingo.

Proprio come quest’ultimo sapeva far sgorgare senza fatica il sangue del nemico, così ora emergono dai polpastrelli le mie parole, in assenza totale di un controllo intermedio tra la testa e le mani. Immediate. Genuine appunto.

Ho deciso di chiamare questi momenti del blog “Risacche”. Quei momenti di riflusso delle onde, respinte o semplicemente stanche dopo la risalita verso la riva in cui hanno spremuto fino all’ultima goccia della propria energia e si appiattiscono sul bagnasciuga, quasi a sdraiarvisi sopra per riprendere fiato dopo l’immane impresa. Per poi rotolare indietro, prendon la rincorsa, si ritirano per qualche secondo, solo fino all’avvento di un’altra coraggiosa onda. Così questi momenti di intermezzo sanciscono un po’ il riprendere fiato tra un'”Onda” e l’altra, la necessità di lasciarsi risucchiare tra i flutti del proprio pensiero al fine di poterli poi nuovamente domare a cavalcioni di nuove onde dal fronte composto. Non hanno una cadenza particolare…sono imprevedibili…il mare è imprevedibile. Sì, è vero, le maree son note ma la rapidità con cui il tempo è capace di cambiare in mare, l’ho vista in poche altre occasioni. Le onde chete s’increspano d’improvviso a ricordare la loro potenza latente e nulla puoi fare se non accettarla ed ammirarla, con le gocce di spuma che t’investono il viso. L’aria si fa frizzante di colpo ed il cielo scurisce. E’ forse il momento più emozionante. Quella oscurità diversa da quella notturna, velata di un bagliore sinistro e che prende il sopravvento annunciata da un vento irascibile. La poesia che ne scaturisce è pressoché indescrivibile con un solo mezzo espressivo. Credo che la cosa che più si avvicini sia la possibilità di carezzare, mentre lo sia ammira, un dipinto di Turner, con le sue spirali increspate e la sua ruvidezza. Le dita sul colore indurito come puntine di un prezioso giradischi a scaturire una gracchiante melodia. C’è qualcosa di fastidiosamente seducente in questo contrasto di emozioni. Un’attrazione letale, nata dalla fascinazione per qualcosa o qualcuno infinitamente più potente di noi. Quell’ammirazione commistionata al timore che sta alla base della creazione del Divino. Quindi, sì, in quel preciso istante appena descritto essere a piedi nudi sulla spiaggia è un po’ come allungare il proprio indice a sfiorare quello di Dio. Ma non il Dio cristiano, islamico, buddista, occhessoio…il Divino che pervade e di cui trasuda ogni oggetto sulla terra. L’immanente presenza di una speciale scintilla di cui dovremmo continuare a stupirci ogni giorno. Riscoprire la meraviglia nemmeno troppo nascosta nelle cose.

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Ecco, si…RISCOPRIRE…questa è la parola magica di questa prima Risacca…quello che vorrei fosse il “take-home-message” di queste righe. Riscoprire ogni giorno la bellezza: che sia quella delle note che si susseguono in una composizione, il profumo rubato per pochi secondi allungando il naso passando di fronte ad un panificio di mattina, la dolcezza infinita di una carezza inaspettata data nel momento di maggior bisogno, un tramonto in fondo ad una strada trafficata. Ed i brividi che sottolineano ognuno di questi istanti. Contiamo quante volte al giorno la nostra pelle si increspa. Questo numero sarà direttamente proporzionale alla nostra capacità di percepire il Divino. Impariamo nuovamente a farci venire i brividi, lasciando che le emozioni prendano per un po’ il sopravvento su di noi, senza vergognarcene. Chi ha questo dono ci riconoscerà e saprà apprezzare, ricambiando questo dolce “rabbrividire”.

Un pensiero riguardo “Risacca #1

  1. Il Tempo.
    Quello che mi ha permesso di godere della tua genialità da quando eri un adolescente. Il Tempo che mi ha permesso di conoscere le tue più insite paure, il tuo più potente coraggio, la tua dolce e amara sensibilità. Il tempo…speso a condividere i nostri segreti più profondi e che mi ha permesso di rivivere la mia vita una seconda volta semplicemente guardando la tua…quante volte mi ci sono rispecchiata e quante volte avrei voluto guidarti..spesso lasciando poi che Il tempo e la tua maturità facessero il loro corso. Il tempo speso a guardare il tuo riflesso nel mare.. ascoltando il rumore delle onde.. in silenzio a volte con la paura di perdere attimi importanti della tua vita e altre volte con la gioia di averne fatto parte. il tempo…quello che mi fa sorridere quando dici una tempesta di cazzate e lo stesso tempo che ci metti a dire una cosa estremamente profonda, o geniale o fottutamente sincera..
    Profonde o meno che siano le tue parole mi colpiscono e mi affascinano sempre perché sei un uragano di emozioni e pieno di voglia di amare.
    il tempo..la mia continua ricerca…si…quello che in fondo forse non sarà mai abbastanza…e che come dici tu con il tuo mezzo sorriso quello che tanto non troverò mai…
    Ma io invece dico per fortuna che esiste un TEMPO e che con te l’ho vissuto…
    il tempo di incontrarti, di conoscerti, di crescere insieme…il tempo di amare le tue mille sfacettature…
    ed è in questo tempo che assaporo ogni attimo della tua essenza ascoltando assieme a te il rumore delle onde e l’infinita’ del mare. ti voglio un mondo di bene. La tua sorellona che non vede l’ora di abbracciarti. T.

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