Una cartolina da Ottawa

Esci presto di mattina, con l’aria che trascina il freddo spalmandolo su ogni edificio. Qualche goccia sta già cadendo e si poggia sulle facciate degli edifici, annacquandoli, come se un bicchiere d’acqua si fosse rovesciato su di un acquerello facendo piangere i colori dalla tela. Un sapore di falso antico avvolge la città, dove il Parlamento pare un’anziana vispa signora, con un po’ troppa cipria sul naso ed a tratti snob. Ma è solo un’impressione. In realtà si è arrampicata, non senza ansimare, con animo fanciullesco sino alla riva del fiume che porta il nome della sua stessa casata e lì si è distesa, ammanierata, prona, i piedi in alto a punte dritte. Si sta specchiando sull’acqua, sorridente ché compiaciuta di se stessa. Ottawa è questo: un orgoglio forse poco profondo, un orgoglio poco fondato, ma un orgoglio sincero, probabilmente scaturito da un sentore di provincialismo degno di una capitale per caso.

Ma Ottawa è soprattutto intrugli meravigliosi. Puoi fare il giro del mondo saltando tra le tazze. Ottawa è fare colazione a casa, preparandoti un filtered coffee con una di quelle macchinette che lasciano cadere calde stille d’acqua sulla polvere nera adagiata su un filtro di carta. Il primo intruglio che ti sveglia l’anima e ti tiene compagnia per la prima mezz’ora di questa bigia giornata di pioggia. Ottawa è sedersi ad un tavolo di uno dei pochi Starbucks aperti di domenica, stringere tra le mani un green tea latte di un colore verde pastello. Canzoni e bicchieri già preannunciano il Natale, ed è soltanto il primo weekend di Novembre. Mentre sorseggi, un mezzo squilibrato spalanca la porta ed urla in un inglese biascicato “Hey voi, fottuti bianchi potete attaccarvi a questo cazzo”, per poi andarsene tra l’indifferente sorpresa generale. Ottawa è inzaccherarsi camminando senza ombrello e rientrare a casa, dove il tuo coinquilino Curdo ti chiede se vuoi un po’ del tè che sta per preparare. Una bustina di Jasmine tea Persiano messa ad infondere nell’acqua in cui ha fatto bollire zenzero, cannella e cardamomo. Un intruglio che scalda corpo ed anima, seduto ad un tavolo multietnico: un Italiano, un Curdo, un Tailandese ed un Canadese. Raccontandosi ed un poco meravigliandosi di come la latitudine non influenzi affatto la corruzione che corrode l’uomo. Ottawa è decidere che stasera ci si può coccolare, concedendosi un poi nemmeno troppo pretenzioso pho Vietnamita. Cammini verso Chinatown, varchi la caratteristica arcata e vaghi alla ricerca di un ristorante che possa soddisfare il tuo appetito. Lo scegli contando quanti volti asiatici ci sono al suo interno. Presa la decisione, ti ci infili ed ordini un 15 large che nel menù è un brodo con noodles di riso, cipollotti e carne di manzo. Nello specifico spalla, tendini e testicoli. Divori quell’ultimo intruglio della giornata in cui hai mescolato un cucchiaino di troppo di pasta di peperoncino, tanto da sudare durante tutta la cena. Hai appena compiuto il giro del mondo in quattro intrugli. Ti incammini a casa soddisfatto.

Ottawa è questo: un intruglio di persone, un intruglio di edifici, un intruglio di culture. Ottawa è un intruglio orgoglioso. E neppure sa esattamente perché ne abbia ben donde d’esserlo!

Parliament Hill, Ottawa, Ontario, Canada

Un pensiero riguardo “Una cartolina da Ottawa

  1. Ottawa è un intruglio di tante cose, come lo saranno tutte le città, luoghi e paesi che visiterai. Allo stesso modo in cui lo saranno le persone, che siano appena conosciute, incontrate per caso od amici di una vita. Funzionerà sempre così perchè hai il cuore connesso alla penna che reggi tra le mani, ed è lui che guida lei, non viceversa. Funzionerà sempre così perchè non hai cinque sensi, ma nei hai uno ed unico, una sorta di piattaforma telematica che fa sharing ai suoi abbonati. Sarà così, per sempre, perchè non ti viene la pelle d’oca per il freddo, o per un fastidioso cigolio, bensì per quella canzone strimpellata dal cantautore di strada, per il colore di quel caffè caldo fumante, per l’odore delle spezie ed il calore delle coperte.
    E’ la tua vita che è un intruglio saporito di colori, odori ed emozioni, e riversi tutto ciò in quello che vedi, in quello che osservi, in ciò che scrivi.

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