Onda #7

M’innamoro camminando

del rossore del viso frettoloso

trasportato dalle gambe, quando

il mio cuore chiede un po’ di riposo.

Accomodo gli occhi su di un vetro

a rifletter sulla mia immagine,

che l’affetto verticale abbisogna

d’una coltura più assidua

di quello orizzontale quotidiano.

Mi trasporta in angoli spaziosi

il tuo profumo, mentre ‘l capello

cinge voluttuoso il polso, curiosi

ricci ad adornare fantasie.

M’abbandona la fatica d’amare

che mummifica i cuori sordi

e lascio che il libeccio di emozioni

mi sospinga, mentre il rollio

m’infiacchisce meravigliosamente.

Nessuna regola, sol provvisorio

accordo d’intenti troppo spiccioli

per legarci in seppur temporaneo

afflato a completar gl’animi soli.

Rimbalzo tra le meraviglie

perfette, riempiendo l’otre avido.

Mi innamoro ancora, del

caldo grigiore delle nubi.

Del precipitare del sole,

dapprima lento e misurato,

poi frettoloso a tinteggiar

la striscia lontana e con essa

i volti distratti di rimando.

Mi scopro immobile ad ammirare

la sinfonia dei contorni sfumati

della sfera timida, come un mare

accarezzato dai venti profumati.

Frequenze urtano all’unisono

gli specchi e le membrane

a completarsi, in una dimostrazione

di perfezione dalla quale

non voglio più scappare.

Non mi sottraggo

alle ripetute sferzate

portate con eleganza;

disarmato e senza difesa

lascio affondare i fendenti

contento delle cicatrici

che mi racconteranno, un giorno,

della bellezza della vita._54073208_manhattanhenge_emonhassan

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