L’ho detto alla luna, che tremo ancora.
E l’ho sussurrato tra i fili d’erba
mossi dal maestrale, che ho l’anima
rotta. L’ho inciso sulle onde crepate.
Pallori, sospiri e sbuffi finora
riverberano mogi l’aria acerba.
L’ho detto a mia madre, ancor prima;
ha annuito solenne. Vene gelate.
Piedi a penzoloni sul ciglio caldo
del molo di giugno. Affoga lento
l’arancio e schianta il preciso orizzonte.
Resta il fuoco ad agitarsi spavaldo.
Chiede il verbo, ad ammonir: “Memento!
Duoli ora, ma dolette più a monte!”.