Risacca #21

Alvaro aveva poi ripreso col suo solito tono pacato che tranquillizzava Cloe come null’altro al mondo “E poi vedi, tesoro, esiste questo diverso tipo di persone. Sono quelle anime che amano spremersi”. “Che amano fare cosa???” aveva domandato la ragazza. Lui allora aveva abbozzato un affabile sorriso ed aveva continuato “Sì, amano spremersi, strizzare le gocce di vita dai loro pori. Adorano condividere con gli altri e godono incommensurabilmente del benessere altrui. Stracciano le loro vite per non far sgualcire gli angoli di quelle altrui. Attutiscono le cadute di chi sta vicino anche a costo di rompersi delle costole ed una gamba. Sono dei pazzi, pazzi furiosi!” il viso di Alvaro a questo punto si era fatto quasi più rosso ed i suoi occhi stavano cercando di scappare dalle orbite. La ragazza si era ritratta gradualmente durante il crescendo dell’uomo. Si era fatta piccolina raggomitolandosi tra le spalle. Lui, allora, se ne era accorto ed era tornato a comporsi ed a parlare piano “Vedi, Cloe, pazzi lo diventano vieppiù col passare degli anni. Credono sempre che il loro darsi sia cosa che deve appartenere al genere umano. Non si lasciano cambiare da anche svariate brutte esperienze e continuano a donare. Sono degli stoppini viventi che si lasciano bruciare per illuminare le vite altrui, quasi senza rumore alcuno. Si, beh, sai, ogni tanto scoppia una bollicina per un pochino di umidità rimasta intrappolata tra le fibre esposte. Ma, a parte quel piccolo pop solitario, piano piano riscaldano le mani, e con esse il cuore, di chi ha voluto accenderle in una notte solitaria”. “Mah…io credo non sappiano poi stare davvero al mondo delle persone così!” aveva esclamato lei durante una pausa più lunga del solito nel discorso. “Cosa te lo fa pensare, cuore?” aveva interrogato lui. “Beh, innanzitutto, quando ti accorgi che la tua strategia non è quella vincente, se fossi anche solo un attimo sveglio, capiresti che devi cambiare qualcosa nel tuo agire. Se il tuo modo di fare ti permette di collezionare solamente esperienze che ti fanno soffrire, devi imparare e cambiare atteggiamento. Poi, come puoi lasciarti consumare da altre persone senza curarti della tua propria anima e del tuo corpo? Non riesco proprio a concepirlo”.

Nuovamente Alvaro sorrideva: amava quando Cloe portava alla luce il candore di una giovane logica ancora lineare. Aveva poi interrogato la ragazza “Credi che queste persone siano quindi degli stolti?” “No, beh, non dico questo. Dico che forse potrebbero cambiare un poco il loro modo di essere. Quello che basta per poter stare bene senza soffrire degli atteggiamenti altrui” aveva timidamente asserito lei. “Quindi stai dicendo che queste persone sono, in un certo senso, sbagliate, giusto?! Consideri che il loro modo di fare non sia atto a vivere una vita felice quando inserite in un contesto sociale più ampio”. “Non sono sbagliate. Ma per come gira il mondo, devono capire che non si può essere sempre al servizio degli altri e pronti a caricarsi sulle spalle i problemi altrui”. Allora lui aveva ulteriormente domandato “Dici, perciò, che dovrebbero adattarsi al modo di essere di chi sta loro accanto, sbaglio?! Consideri che l’agire dei più, e quindi il più corretto, sia quello del saper dosare la propria disponibilità ad accompagnare il passo di chi in quel momento zoppica affianco a noi”. “Quello che so è che non siamo fatti tutti uguali. Qualcuno di noi riconosce un sentimento dalla luce diversa che luccica negli occhi del vicino, qualcun’altro non ha la sensibilità per farlo. Ci sono delle persone che riescono a prendersi cura degli altri ed altre che sono meno altruiste. Questa è la realtà: siamo tutti diversi. Ed è quindi giusto che si impari sin da subito a non essere oltremodo generosi e porre gli altri di fronte ai propri interessi”.

A questo punto Alvaro aveva ripreso un poco più serio, ma sempre con tono gentile “Vedi, Cloe, tu dici che queste persone dovrebbero capire che non è il modo di vivere corretto quello di prendersi cura degli altri prima che di se stessi. Ma quello che mi stupisce è come giudichi invece naturale il modo che gli altri hanno di godere della gentilezza di questi mezzi disadattati, senza sentirsi in qualche modo loro volta spinti a ricambiare l’attenzione. A noi tutti piace quando qualcuno si prende cura di noi. Noi tutti amiamo quando qualcuno riesce a leggerci l’anima attraverso gli occhi. Ed è vero, alcune anime lo sanno fare meglio o sono più predisposte di altre. Ma è l’esercizio continuo che rende il donarsi un’arte amabilissima. Tutti la possono imparare. Siamo tutti pronti a rendere pan per focaccia quando subiamo un torto: quando qualcuno ci fa arrabbiare teniamo il broncio, quando parlano male di noi non perdiamo occasione per ribadire i difetti di chi ci denigra. Ma quando impareremo a scambiare attenzione per attenzione, gentilezza per gentilezza?! Quando ci lasceremo convincere che non sono queste anime gentili ad essere troppo gentili ma, forse, sono gli altri ad essere troppo poco compassionevoli. Questi che amano spremersi spesso sanno a cosa vanno incontro, ma non possono fare a meno di vivere per quei momenti in cui possono alleviare il dolore altrui. Quei momenti in cui possono sconsigliare quel sentiero che sembra più semplice perché lo hanno già percorso e sanno cosa si cela nei cespugli pochi metri più avanti. E sperano sempre che questa volta sarà diverso, che forse qualcuno spremerà le proprie gocce di felicità per loro. Molte volte andrà male e saranno ricacciati nei burroni più profondi. Ma, ricordati Cloe, che queste persone sono quelle destinate ad una felicità maggiore quando incontreranno chi saprà ricambiare il loro spremersi. A quel punto il distillato di dolcezza che scaturirà dal matrimonio di anime sfiorerà il perfetto equilibrio. Scaleranno in perfetta sincronia ogni parete che la vita parerà loro di fronte, sempre badando che il compagno di ascesa abbia abbastanza corda, che non abbia finito le razioni e si indicheranno a vicenda le prese più salde. Ad ogni metro percorso sorrideranno l’uno del piccolo traguardo dell’altro. Ricordati Cloe, a questo sono destinate le anime che amano spremersi. Quando ne incontrerai una, riconoscila ti prego, e sii gentile con lei. Non puoi immaginare anche solo lontanamente quanto potrai imparare da questa e quanto sarà disposta a darti. Te ne innamorerai!”.

Alvaro aveva pronunciato l’ultima parola chinando il capo verso destra, alzando le sopracciglia e guardando con affetto negli occhi della ragazza. Lei aveva ascoltato con attenzione ed ora se ne stava seduta con le ginocchia tirate al petto ed un sorriso sognante. Un sorriso di speranza ed il cuore ammantato di dolcezza.

 

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