Risacca #27

Avevi ragione tu. Avevi ragione. La vita non è un film. Mi continuo a cucire addosso l’abito del ragazzo che crede nell’impossibile e continuano a strapparmelo di dosso.

Mancano solo otto giorni alla mia partenza da questo freddo angolo di mondo. Facciamo un po’ di matematica. Questa esperienza mi ha portato un nuovo titolo di studi, due pezzi di cuore in meno, quattro anime belle in più ed una certezza: non essere un’anima normale.

E stavo pensando, sai quale è la frase che più spesso ho sentito dire? “Ma tanto tu sei su là in Canada, stai bene, lontano da tutte le difficoltà. Tranquillo per gli affari tuoi”. Ho odiato chi me lo ha detto e quasi rinfacciato, quasi tacciandomi di vivere una vita migliore e meno faticosa della sua. Sentire invecchiare i propri parenti da distante, non poter essere presenti per la festa della mamma e del papà, mancare il compleanno di chi ami senza poterlo coccolare come vorrebbe, ritrovarsi a dormire su di un divano scomodo pur di riuscire a ricavare il massimo dal lavoro, mangiare di fronte al computer per poter leggere le ultime pubblicazioni, rientrare in una casa vuota e silenziosa, non avere la possibilità di prendere la propria auto per andare ad interpellare il mare, non poter stringere l’amore tra le braccia, non avere le spalle dell’amico di sempre per poter piangere od anche solo appoggiare la testa in silenzio. Questo, secondo voi, rende tutto più bello qui distante? Accorgersi alla fine del tragitto che forse tutte queste peripezie sono anche state vane e che la sofferenza del percorso ha portato ad un’ancora diversa e forse maggiore sofferenza: l’incertezza. Rendersi conto di come si è realmente diversi dal mondo che ti circonda e voler solo poter chiudere gli occhi nella speranza che tante delle cose che stai vivendo siano solamente delle brutte allucinazioni. Ma voi lo sapete cosa voglia dire? Sapete davvero cosa succede dentro me? Perché vi permettete di parlare? Quando imparerete ad ascoltare prima di tutto? Sono stanco di dover comprendere sempre il mondo che vive negli altri, quando gli altri non si prendono la briga di comprendere il mio universo. Quante volte ho usato cronometro e righello per comprendere la fisica che regna nelle vostre anime e quante poche volte vi ho visto anche solo fare la fatica di osservare cosa succede in me. Non vi accorgete di quanto metodo scientifico applichi in voi? Non vi rendete conto di come abbia cercato di definire per voi le leggi dei vostri moti? E mi sia accucciato più di una volta per evitare l’urto con le masse meravigliose che vi gravitano dentro? E tutto perché volevo osservarle più da vicino, per riportare con fedeltà i colori e le atmosfere che le caratterizzano. Siete un mondo accartocciato su se stesso, eppure incapace di meravigliarsi delle proprie maestosità. Ho aspettato cento giorni ed ancora cento, con pazienza, le rivoluzioni dei vostri pianeti per poterli contemplare. Ne ho descritto l’orbita minuziosamente, e vi ho riportato con scrupolo i momenti di maggior pericolo di scontro con corpi celesti sparsi. Quando ci sarà qualcuno che si prenderà la briga di voler descrivere il mio di mondo. Quando apro le porte del mio sistema, ci entrate, scarabocchiate qualche riga a casaccio e poi cominciate a rincorrere le farfalle, gli uccelli tutti colorati, raccogliere i fiori che crescono rigogliosi. Non rispettate il mio giardino, e lo calpestate e deturpate senza tener conto dei ritmi naturali. Lo avete reso arido per questa vostra ingordigia dei sensi. E mentre state distesi tra le stoppe, cominciate a lamentarvi dell’arsura e del degrado di quella vuota vastità. Vi meravigliate di come sia possibile che non vi crescano più i frutti di cui vi siete ferocemente nutriti staccandoli direttamente dall’albero. Siete scontenti quando qualche bestiola non si lascia più accarezzare dalle vostre sottili dita. Mentre in cielo le rivoluzioni dei pianeti continuano disordinate ed incomprese, sfiorandosi continuamente, lasciandosi bombardare dalle comete ghiacciate. Ve ne rientrate allora, contrariati, nel vostro mondo che ho messo in ordine e chiedete a me di provare a correggere quell’ultima legge che ho scritto. “Forse un decimale è sbagliato!” così non vi tornano i conti per il moto di precessione ed il vostro orologio è sballato di qualche millisecondo. Alla mia ammissione di incompetenza sbraitate e lasciate cadere il mio contratto ai miei piedi. Ho sempre lavorato facendo straordinari non retribuiti, solo per poter godere della bellezza del vostro mondo interiore. Ma a voi non è bastato. Ora qualcun’altro potrà godere della perfetta descrizione della vostra anima, mentre io verrò chiamato a razionalizzare qualche altro sistema. Forse più grande, forse più complesso, forse più bello, forse completamente inesplorato. Ed il ciclo ricomincerà.

Credete non sia giusto? Credete tutto questo non sia ciò che debba accadere? Eppure è proprio così. Succede. Succede sempre. Ed ora la passione per la fisica delle anime sta svanendo, prosciugata dalle promesse non mantenute e dalle debolezze dello spirito altrui. Quando mi dicono che bisogna imparare a stare da soli, sorrido. Me lo dicono solo le persone che hanno già qualcuno al loro fianco. Me lo dicono le anime che la sera si fanno rasserenare dalle parole o dalle braccia dell’anima amata. Me lo dicono coloro i quali hanno una persona con cui condividere tutto quello che succede loro nella giornata. Io non ci credo, non ci credo. Dove è finito il concetto di animale sociale? Chi ha deciso che di punto in bianco dobbiamo stare bene da soli? Chi ci ha detto che la soddisfazione personale non va a braccetto con quella famigliare? Pensiamo di vivere nell’epoca dell’emancipazione e della realizzazione personale. Ma se questo coincide con il non saper comprendere il benessere altrui e tralasciarlo solo per poter godere del proprio, io non voglio vivere quest’epoca. Non voglio esserne rappresentante. Continuerò a sostenere l’ineguagliabile amabilità del compromesso, la soavità della coerenza e la sensualità della fortezza d’animo. Da queste certezze non mi sposterete. Una vita che merita di essere vissuta è una vita nel cuore dell’anima che ha saputo descrivere la fisica delle nostre particelle. Quella mente che saprà esattamente da quale lato fletteremo la testa mentre ascoltiamo le sue parole, quale maglietta metteremo quel giorno e quale emozione susciterà in noi una canzone solo sentendo le prime note. Questa è la vita che è degna di essere vissuta. Con la persona che si sarà innamorata di noi per sapere precisamente ogni nostra mossa prima che anche solo pensiamo di farla. Perché ci ha studiato a fondo ed ama sapere come siamo. Non esistono distanze, esistono solo sacchi di arance cadute al suolo e scoiattoli che si rincorrono sull’albero. Non importa quanto tempo sia passato dall’ultima volta che abbiamo mangiato uno spicchio di quelle arance. Ogni volta che addenteremo l’agrume il sapore delle labbra dell’anima che ci ha salvato torneranno alla nostra mente. Ogni volta che vedremo la coda di quell’animaletto ripenseremo al suo corpo sinuoso. Vivrà in noi, vivido, solo nell’attesa di ricongiungerci con più amore poco più tardi.

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