Risacca #12

Non resisto. Soffoco sopraffatto sotto le soffici coperte. Mi pervade un’ebrezza catastrofica.
Ogni fibra è in attesa del polpastrello dell’ansia, pronta ad essere vibrata. Risponde al tocco della maestria. Un’imbelle marionetta soverchiata dal tocco del burattinaio. La muove lasciandola contorcere al suolo. Una posa innaturale. Puerili risa la ricoprono mentre scolorisce di giorno in giorno il sorriso dipinto entro i due circoli delle guance.
Rapiti sono gli spettatori dalle mediocri gesta del legnetto. E non si accorgono che è la mano sovrana che ammirano. È la bravura nell’indurre le contrazioni ritmiche di cui si compiacciono.
Tagliali questi fili. Lacera i tendini sottili che ti impediscono l’armonia. Imparerai di nuovo a camminare da solo. Un piede di fronte all’altro. Non hai bisogno di un maestro, tanto meno di una maestra. Nasci coordinato…e muori contorcendoti

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