Risacca #29

Volevo solo riempire i polmoni del sale vaporizzato. Volevo solamente lasciarmi baciare da qualche minuscola goccia seduto sul mio scoglio preferito. Volevo solo essere solo in quel momento. No, non è vero. Io PENSAVO che sarei stato solo. Non credevo ci fosse un’altra anima malsana in questo meraviglioso angolo di mondo. Mentre mi avvicinavo alle onde ho visto la tua silhouette in controluce. Non ti ho parlato. Ho solo lasciato che i riflessi dell’argento che la luna ti cuciva addosso mi tagliassero un pochino il cuore. Non ho avuto il coraggio di avvicinarmi. Non ti ho creduta reale. Non potevo capacitarmi del tuo vagabondare che tanto somigliava al mio. Da cosa cercava ristoro il tuo spirito? Quale balsamo preferisci del mare? Il lento graffiare delle onde sul bagnasciuga? Lo schiaffeggiare della spuma sulla superficie delle rocce irregolari? L’alito vivo del capitano blu? Il profumo persistente del limpido rifugio per anime stanche? E poi, da dove venivi? Quanta strada avevi fatto solo per sentire la sabbia fredda, in questo maggio pazzo, tra le dita dei piedi? Ti eri preparata di corsa per uscire ad incontrare il tuo migliore amico e fargli una sorpresa, od avevi organizzato sin dal pomeriggio quella visita? Eri innamorata di qualcuno? Il mio cuore aveva cessato di tenere il ritmo per qualche secondo per poi ripartire più rapido di prima, come a voler recuperare il tempo perduto. Le guance mi si eran certamente fatte più calde e colorate, ma nella notte, da quella distanza, di sicuro non lo avresti notato. Ti eri girata solo un istante. Ti eri fermata. Forse persino le onde si erano fermate per un attimo. Lo so che mi hai guardato ed una raffica di domande ti ha tempestato il cuore. Lo so perché ti sei subito aggiustata i capelli dietro all’orecchio. Nel silenzio irreale di quel momento. Abbiamo fatto l’amore sulla spiaggia stanotte. Ed io ho ancora il fiatone mentre ne scrivo. Ma non ti troverò più, perché abbiamo rispettato entrambi il veto del mare. Non ci siamo parlati. Non ci siamo toccati. Non so che odore abbia la tua pelle né quale nota provenga dalla tua bocca. Non so quale dolore le onde stavano lenendo, stasera, dentro di te. Ma conosco il colore della tua anima. E so che tu hai saputo riconoscere con altrettanta perspicacia le sfumature che adornano le mie emozioni. Abbiamo fatto l’amore. Il vero amore. Quello fra due metà che conoscono le sofferenze. Quello fra due metà che non devono raccontarsi a vicenda. Quello fra due metà che si incontrano nella combinazione di luogo e tempo che credono di possedere in maniera esclusiva. Abbiamo fatto l’amore stasera. Con i vestiti addosso e l’anima nuda. Abbiamo fatto l’amore. E poi abbiamo continuato a marcare nuove impronte sulla sabbia. In direzioni diverse. Senza più voltarci. Quel molo, ora, non è più solo mio. Ancora non riesco a credere: anime come me esistono.

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