Risacca #32

“Adoro come hai dimenticato come si guida” aveva sussurrato Renato all’orecchio di Ilda. Se ne stavano distesi, con un lenzuolo a ripassare i contorni dei loro corpi. Lei si era allontanata quel tanto che bastava per appoggiare il suo sguardo, ora un po’ incerto, in quello di lui “Cosa intendi dire? Anche in questo momento ti piace prendermi in giro? Mi stai dicendo che non ti piace come guido? Guarda, farò a meno di passare a prenderti la prossima volta”. Gli occhi della ragazza erano colmi di risate che si riversavano su quel letto ormai stropicciato: amava stuzzicare Renato. Lo stuzzicava sino allo sfinimento, al culmine del quale un tacito accordo tra i due prevedeva che lui la prendesse tra le braccia e appiccicasse fino quasi a farle male le sue labbra a quelle di lei. Restavano così a travasarsi amore nelle anime tramite osmosi per buoni dieci secondi, durante i quali esistevano solo due paia di labbra infuocate e due sorrisi ebeti. “Uff, Ilda, certo che non perdi occasione per fare la stupida. Sei noiosa e ripetitiva” l’aveva redarguita col sorriso Renato. Per poi continuare “Vedi, questa volta non abboccherò al tuo tranello e farò finta di niente, perché quello che ti ho appena detto va un pochettino più in profondità, che tu ci creda o meno, signorina Simpatia”. Ilda stava continuando a lasciare i suoi occhi brillare nella penombra “Continua allora per favore, io ti ascolto, come sempre”. Aveva una delicatezza inaudita in queste transizioni da un momento di gioia spensierata ad uno di misurata e serena attenzione. Renato veniva ogni volta percorso da un leggero brivido di sorpresa ammirazione. Lui aveva quindi proseguito “Ti ricordi quando mi hai caricato in macchina quella sera? Te lo ricordi vero?! No, non girare gli occhi così aspetta che finisca. Sì, tu hai passato i primi minuti a sbagliare strada. Mi hai fatto fare un giro panoramico del mio quartiere. È stato abbastanza esilarante, devo ammetterlo, vederti in difficoltà in quel primo momento in cui io mi sentivo goffo di fianco a te. Donna sicura e meravigliosamente dolce, come già stavo percependo. Sai, l’ho vissuto un po’ come un piccolo vantaggio che tu mi hai voluto gentilmente concedere. Mi hai dato la possibilità di acclimatarmi alla tua presenza, alla presenza della tua Anima, enorme nella sua purezza. Ti sei fatta un pochetto più umana per quei primi minuti per prendere per mano la mia Anima, ancora impastoiata nelle membra troppo sofferenti, e trascinarla con te fuori da quella stanza buia e madida”. Ilda aveva bloccato ogni fibra del suo corpo, non un movimento, quasi neppure quelli involontari e vitali. Una delle sue mani poggiava lieve sulla spalla sinistra di Renato. Lui aveva continuato, lasciando scorrere avanti ed indietro i suoi polpastrelli sulla carne di burro del cui aroma ormai non poteva più fare a meno “Mi hai riportato ad esplorare per tutta quella sera un mondo che credevo di aver visto solo io. Lo conoscevo palmo palmo, ogni singolo passaggio segreto e nascondiglio per i piccoli sassolini colorati. Ma, sotto la guida della tua voce, ogni piccolo anfratto noto diveniva una scoperta più bella, più colorata, più profumata. Quel tuo dimenticarti di come si guida è stato il gesto più bello che la tua Anima potesse scegliere di compiere per salvare la mia”. Ancora nessuna risposta nel corpo e nel volto della giovane. La sua pelle non si scomponeva. Però gli iridi rimanevano luccicanti, a far da specchio alle lacrime di riconoscenza che scorrevano dentro di lei. “Ma non ti sei fermata qui. Oh, no di certo, non era abbastanza per te. So bene quanto tu abbia sofferto in passato. So perfettamente come tu abbia affrontato gli urti della vita che sovente ti hanno lacerato in profondità. Tu sai bene cosa voglia dire non riuscire a frenare di fronte a quei pali che qualche all’improvviso qualche persona decide di porre di fronte a te. Quante volte ti è successo di chiederti se non fosse semplicemente meglio abbandonare questa macchina e abbandonarti sanguinante al lato della strada? Ma poi hai aperto gli occhi. E ti sei accorta che non eri tu ad essere sbagliata. Era la strada che ti costringevano a percorrere ad esserlo. Quanta liberazione hai provato allora, quanto ha gioito la tua Anima a comprendere questa verità. Hai ripreso in mano la tua auto ed hai deciso di prendere quella deviazione in mezzo alle frasche. Lì mi hai incontrato dopo pochi metri. Forse stavo aspettando proprio te. E quando hai deciso di farmi salire su quel sedile, hai saputo rispettare ogni mio timore della velocità. Hai saputo dosare la tua ritrovata ed indomita foga fino a quel momento. Quel momento in cui…” “…mi hai chiesto di lasciare andare il freno!”. Ilda aveva pronunciato quelle parole cogliendo Renato di sorpresa. Erano fuoriuscite dalla bocca di lei quasi come quelle di un ventriloquo. Le labbra si erano mosse appena. Era l’Anima che aveva nuovamente ripreso la parola. Renato stava tremando steso su quel letto.

Non avevano bisogno di parlare quei due. Avevano dimenticato come si guida sulle strade che le altre persone avevano disegnato per loro. Ed allora avevano deciso di costruirsene di nuove, di più grandi e con strisce multicolore e a zig-zag.

DCIM 9GOPRO

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