Risacca #28

Lui era steso su quei piccoli e molli chiodi verdi. Lasciava che solleticassero la sua nuca mentre ne massaggiava una manciata tra i polpastrelli allungati distanti dal suo corpo. Stava lasciando che il profumo della lavanda, piantata poco più a monte, entrasse nel suo petto. Aveva aspettato questo momento ormai da due anni. Lasciarsi scaldare la fronte dal sole mentre il vento asciugava parte di quel bagno di calore. In un equilibrio perfetto. Il corpo stava adagiato perfettamente nella terra lievemente umida, ed ogni curva della sua spina dorsale era accompagnata da un lieve cambio di pendenza del poggio. O forse era il contrario. Ma poco cambiava nella generale armonia che si era generata in quel preciso istante. Non esisteva che un ammasso di pensieri che veniva dilavato dalle onde della brezza, solamente per lasciare affiorare l’argilla più morbida e plasmabile che esistesse. Il dono più prezioso che si possa trovare sulla terra. Un mucchietto di creta non ancora lambito dalle dita di uno scultore adulto e non ancora seccato dalla prolungata esposizione all’arsura delle persone. Squisita mancanza di forma da accarezzare per un qualche secondo. La medesima sensazione che provava levigando l’impasto del pane, ad occhi socchiusi, ricordando le mani di lei che muovevano con maestria quel vivo miscuglio solido, mentre immaginava già l’aroma che sarebbe scaturito dal forno pochi minuti più tardi. Ecco, su quel clivo era divenuto un tocchetto di pasta del pane. Nudo. Toccato dalle dita della Natura. Pronto a ricevere il massaggio dell’anima dall’unico esperto di anatomia di cui si fidasse: il suo creatore. Aveva dimenticato in quale punto del suo tragitto fosse il sole e nemmeno stava tentando di venire a capo di quel piccolo dilemma. Stava lasciando che il Mondo si riappropriasse di lui e sapeva di come i tempi di questo non fossero scanditi da lancette umane. Nessun quadrante da osservare con foga ed angustia, solo leggeri ticchettii bagnati a battere i secondi del giorno. Lasciava entrare dagli angoli della bocca questi sottili rivoli di tempo che inaspettatamente erano cominciati a piovere su di lui, mentre il sole splendeva nel cielo appena coperto di vapore. Non poteva che sorridere di questa fusione in cui stava perdendo possesso del proprio essere solo per potersi riconquistare appieno al termine del trattamento. Non avrebbe scambiato quel momento della sua vita per niente al mondo: stava rinascendo. E le sue speranze con lui.

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