Risacca #22

“È solo che sto guardando indietro al mio percorso”. “E cosa ci vedi ora qui, da distante?” lo aveva incalzato con curiosità Gedeone. “Vedo quasi tutte le viuzze che ho percorso e mi sento più orgogliosa di me stessa che non riconoscente. Riconoscente nei confronti di quelle persone che mi sarebbero dovute rimanere restare al fianco. No, non è vero…mi sono espressa male: quelle persone che mi sarei aspettata sarebbero rimaste affianco al mio fianco per supportarmi un poco. Vedo tutti gli angoli della strada in cui mi sono spesso trovata nella situazione di aiutare invece che di essere aiutata, nonostante avessi le piaghe ormai sotto ai piedi. Ho messo da parte i miei problemi ed ho spremuto sino all’ultima goccia di energia per cercare di raffazzonare delle situazioni ormai mezze morenti. Anche se, so bene che molte di queste situazioni sono derivate direttamente dalle mie stesse scelte. Così, l’unica cosa che posso fare è piangere me stessa per tutto quello che è stato e che non è stato. Però…fa male…fa tanto male quando non ci si sente a proprio agio a confrontarsi con la realtà delle cose e questa realtà è composta da tanti piccoli pezzettini che sto provando a ricomporre sotto le mie dita”. “Beh, provaci ora! Io sono qui e ti ascolto”. Melania voleva un bene incredibile a quel ragazzo che poteva stare ore ad ascoltarla senza battere ciglio. Lei si sentiva perennemente seduta su di un soffice divano quando si trovava nella situazione di parlare con Gedeone. “Ecco, innanzitutto, non sono capace di sentire come dovrei e vorrei quell’affetto più grande. Poi, non so dove questo vento mi condurrà di qui a pochi mesi ed avere le radici sempre scoperte, come sai, porta foglie e fiori a morire. La mi famiglia si è sbriciolata dopo l’Incidente e non puoi immaginare quanto mi manchino quei tempi, ormai tanto lontani, quando mio padre era la colonna portante in ogni situazione. Io…io vorrei solo essere felice per una volta ora, perché credo di meritarmi una piccola pausa da questa vita”. Le sue parole si erano fatte costantemente meno nitide, sempre più umide, come i suoi occhi che ora vibravano di una luce fioca, parimenti ad un lago appena increspato dalla brezza al tramonto. Gedeone sentiva tutto il dolore di lei. “Scusami se ancora una volta ti sto vomitando la mia disperazione addosso”. Lui l’aveva abbracciata con gli occhi “Non scusarti. Non sentirti in colpa. Vedi, Melania, io forse non capisco tutto quello che dici per averlo vissuto direttamente sulla mia pelle, ma ognuno di noi conosce cosa significhi almeno per una volta dover sopportare il frastuono di un muro portante che si sbriciola. Non temere di condividere il tuo pensiero con me. Credo che nella tua storia sia ancora da finalizzare il raggiungimento di risultati, stima, supporto e gratitudine da parte degli altri. Tutto quello che hai detto sono parole di una persona dal cuore buono e solo il tempo mostrerà come le situazioni si evolveranno. E, soprattutto, nessuna compassione per te stessa! Sii felice per la maggior parte delle cose che hai fatto, perché credo siano magnifiche”. Lei aveva timidamente risollevato la fronte ora che i due sottili ruscelli avevano smesso di fluire, lasciano solo due umide strisce sulle sue guance. L’amico aveva continuato “Però, credo non sia possibile essere felici, se vuoi la verità brutale. Almeno non onestamente felici con noi stessi fintanto che abbiamo così tante persone che ci circondano, che dipendono da noi ed alle quali siamo così tanto attaccati. Ma possiamo comunque cercare di trarre un qualche conforto dal fatto che noi abbiamo loro e loro, in una certa misura, hanno bisogno di noi. Sai, forse esagero, ma credo che il fatto di lavorare in ambito scientifico ci porti sempre a razionalizzare, fare i calcoli e pensare che ogni evento abbia una contro-azione. Tuttavia, queste leggi non sempre si possono applicare alle persone ed alla vita. Per cui diventiamo tristi ed infelici ed incompresi”. Melania non si aspettava questa chiusa tanto catastrofica quanto lucida. L’aveva un po’ turbata in effetti. Asciugandosi col dorso della mano la guancia destra, aveva perciò risposto “Grazie Gedeone, per la tua comprensione. È triste pensare che possiamo trovare conforto solamente nella mutua dipendenza fra esseri umani. E non condivido completamente la tua posizione, ma credo di aver compreso cosa tu voglia dire. Parlandoti col cuore in mano, ho conosciuto solamente una persona in tutta la mia vita che abbia davvero cercato di prendersi cura di me ed io non ho fatto altro che spingerla lontana da me. Ma immagino che questo fosse destinato ad accadere perché ora so riconoscere ancor meglio le persone di buon cuore e riesco ad avere un’immediata empatia nei loro confronti. E scusami, scusa per essere così assillante e negativa ora, perché so che molte delle cose che sto dicendo sono delle considerazioni dettate dal fatto che sono ad un punto cruciale della mia vita”. “Piantala di scusarti” aveva sbottato secco lui, per poi riprendere caritatevole “Credo che tutto quello che stai dicendo ora sia qualcosa che molte persone hanno paura persino di pensare, figurarsi se hanno le palle per dirlo a voce alta. Ed il mondo sarebbe un posto tanto migliore se un maggior numero di noi facesse quello che stai facendo tu ora…”.

A quelle parole Melania era scoppiata in lacrime. Lui aveva solo messo il suo braccio attorno al collo di lei. Ed erano rimasti così per un’istante interminabile.

 

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