Risacca #20

Socchiudo gli occhi ed il respiro rallenta. Sono steso nel mio letto, che ancora per un paio di settimane accoglierà il mio corpo e la mia anima stanchi a fine giornata, qui, in questo angolo di terra freddo.

Mi guardo indietro e mi sorprendo del percorso sinora fatto, invidiato da tanti, capito da pochi. Guardo la matassa di sentieri e viuzze che mi si dipana di fronte, e sospiro. Capito da pochi, invidiato da tanti.

Oggi ho annusato del sale. Si, il sale ha un suo profumo. È indescrivibile a mio parere, un odore talmente particolare da nascere e morire nelle mie narici, senza poter essere intercettato dall’intelletto. Penso solo di poter provare a descrivere quell’odore. È un’algida coperta intirizzita. Non suona proprio accattivante, nevvero? Eppure questo pungente odore minerale attizza nella mia mente tante troppe connessioni: quel giorno seduto sulla spiaggia quando sarei dovuto essere invece in università, i momenti spesi nella cucina con mia madre seduta a scrivere e sorridermi ricordando quando gusci di noci, mollica, tovagliolo e stuzzicadenti erano una caravella, quella sera in cui sono scappato su quel molo per pugnalarmi il cuore da solo, quelle ore passate a preparare una cena speciale o a consumare due inaspettate brioche ancora tiepide di mattina. Mare e cucina, cucina e mare. Due officine del benessere. Ineguagliabili. Posso collegare almeno altre migliaia di emozioni e ricordi a questi due luoghi, e così immagino voi. Chiudi gli occhi ora, tu che leggi. Lascia che il tuo petto si gonfi lentamente e che gli angoli delle tue labbra si inarchino all’insù. Non pensare, ma lascia che la tua Anima vaghi, trascinandoti per mano, in quella cucina satura dell’odore a te più caro, dove sullo sgabello siede Lei. O lascia che ti inviti a levarti le scarpe per un po’, di modo che di tra le tue dita possano scorrere i grani di sabbia fresca primaverile, mentre cerchi le conchiglie più strane. Dovresti avere un sorriso ad abbellire ancor più il tuo volto ora. Ché, si sa, sono soprattutto i ricordi più dolci ad essere con maggior forza trattenuti dalle briglie del nostro spirito. Dovresti provare una sensazione di piacevole torpore. Lasciati cullare da questa.

Mi piace farlo di tanto in tanto. Come quando la madre lascia che la figlia scappi, simulando disattenzione. La segue con occhio attento sapendo che correrà verso quei luoghi colmi di risa di altri bambini. Così seguo con la coda dell’occhio la mia Anima rincorrere quelle porzioni amene dei ricordi, quei pezzetti di vita passata accuratamente emendati del dolore e della sofferenza. E, quando li ha raggiunti, a mia volta la raggiungo e mi siedo al suo fianco a godere con tutti i sensi del profumo di questa gioia salata. Potrei farlo tutte le sere, prima di addormentarmi. Appoggiare la mia testa sulla spalla calda della mia Anima, lasciare per una volta che sia lei a mettere il braccio attorno al mio collo, stringendomi al suo petto a rassicurarmi che tutto andrà bene in quel futuro che spunterà assieme al sole fra poche ore.

In fondo abbiamo bisogno un po’ tutti di essere rassicurati. Sapere che qualcuno ci rimarrà affianco incondizionatamente. Affidare i remi della nostra barca, solo per un attimo. Lasciare il timone in quelle mani di cui ci fidiamo, soltanto finché riprendiamo fiato dopo aver ininterrottamente condotto questo legnetto in mezzo alle tremende onde gelate. Gli schizzi ci hanno tarlato il viso, e quel sale ci ha tagliato le mani durante la traversata. Ora che la tempesta sembra essere giunta al termine ci voltiamo con occhi pieni di speranza verso quelle mani che scorgiamo appena oltre la nebbia. E preghiamo solamente di poterci loro affidare per quel tanto che basta per riuscire a bendarci le mani un po’ più strettamente ed asciugarci dal viso quelle macchie scomode. Ti prometto che non ci metterò troppo. Solo promettimi che non lascerai quel posto durante la traversata. Farò del mio meglio per prevedere le tempeste e per lasciare le tue leggere dita prive dell’onere della condotta. Ma lasciami credere che oltre la nebbia ci sarà sempre il tuo volto ad aspettarmi. Nessuno merita di ammirare l’oceano in solitaria.

Io ti prometto che una volta che avremo scelto a quale porto attraccare con il nostro malconcio guscio di noce, spenderemo le sere ad appoggiarci a vicenda la testa sulla spalla. A ricordarci che assieme il futuro non va temuto. Mentre delle tempeste del passato le nostre Anime si ricorderanno null’altro che tutte le mirabili sfumature dell’arcobaleno che sempre bucava le nubi più grige e dense.

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