Risacca #35

Mi lascio cullare dalle note di un pianoforte. Mi faccio carezzare dalle parole mal pronunciate. Un’incredibilmente pesante stanchezza investe la mia anima che, per dispetto, lascia intatto il mio corpo. È un’orribile sensazione. Come chi ti tortura infilandoti chiodi roventi nel braccio e ti costringe a guardare le punture incandescenti, a perforarti la carne, respirare l’acre odore della tua stessa carne che sfrigola. Ti piace torturarmi vero?!

Mi potresti lasciare piangere per favore? Potresti fare in modo che queste gocce dilavino dalla superficie dei miei occhi la patina di insofferenza e fatica? Posso per una volta soltanto abbandonare Corpo ed Anima? Voglio sedermi da solo sulla riva di questo fresco lago. Specchiare il mio nulla sul liquido silenzio. Provare l’emozione di essere investito per una volta dalla sorpresa di vedere un’altra immagine. Cosa faresti tu se vedessi riflesso un diverso Te? Non parlo del Corpo. Non parlo dell’Anima. Parlo di Te. Ti starai chiedendo cosa rimane una volta tolte queste due enormi entità. Ti starai chiedendo cosa stia blaterando ora. Non mi capisci vero? Vediamo come posso spiegartelo.

Ecco, prendi un’arancia. Una di quelle belle profumate, non troppo lucide all’esterno ed anche con un paio di foglie attaccate ancora. Ora, comincia ad inciderne la buccia. Togli tutto quello scudo umoroso ed odoroso. Hai appena rimosso il Corpo. Ne hai goduto? Cosa ti ha fatto stare bene durante lo svolgimento di questo compito? Come lo hai fatto? Ognuno ha un modo tutto suo, sai?! E puoi capire molto da come qualcuno sbuccia un’arancia. Io adoro sentire le dita ricoperte dell’essenza oleosa che permea dalla buccia. Stropiccio i quadratini che ho strappato piano per guardare controluce quei piccoli lapilli di profumo che schizzano controluce. Poi prendo il picciuolo e, rimossolo da quel comodo solco, conto le piccole tacchette che ne decorano il fondo, compiacendomi nel constatare di come il loro numero coincida con quello degli spicchi che mi aspettano di lì a breve. Tu fai altrettanto? Godi di ogni piccolo poro che decora la buccia dell’arancia? Ho visto addirittura chi per incidere la buccia usava i denti. Io sono più misurato nel gesto, ma apprezzo la foga e la smania bestiale di questi. Eppure, qualcuno preferisce incidere col coltello tracciando delle linee rette, troppo dritte. Un po’ come i confini di certi stati africani. Perché vuoi costringere l’arancia a spogliarsi del suo Corpo secondo quei solchi? Non hai rispetto per la sua indole ed i suoi tempi. Io gioisco nel porre uno affianco all’altro i pezzetti irregolari che provengono da quella tonda bellezza. Un po’ prodotto del caso, un po’ della gentile pazienza delle dita che affondano le unghie in quello strato colorato. Non lasciarti sfuggire il piacere del corpo, ti lasceresti sfuggire un insostituibile momento, necessario per poter abbracciare compiutamente il meglio del frutto.

Hai appena messo in luce l’Anima. Quella succosa dolcezza nascosta nemmeno troppo in profondità. Quegli spicchi sono tutto quello che qualcuno possa offrirti. Non meravigliarti se non dovesse piacerti immediatamente. Potrebbe essere ancora un pochino troppo acerba quell’arancia. Allora il primo morso sarà pronto a farti strabuzzare gli occhi. Eppure ti abituerai a qual gusto ed a quella piccola percentuale di zucchero. Anzi crederai di aver assaggiato il nettare più dolce di sempre. A forza di aspri assaggi il tuo palato asseconderà quel sapore e lo descriverai come il sopraffino godimento della lingua. Eppure a te piacciono le dolcissime stille di miele, non l’aspro limone. Come puoi gioire di un sapore che tanto si discosta dal tuo gusto? E sai cosa succederà? Se sarai curioso e ti capiterà di assaggiare anche altre arance, ti renderai conto che l’Anima in spicchi può essere molto più rossa e gradevole al palato. Le tue pupille si dilateranno a lasciar entrare tutta la luce del mondo che improvvisamente si sarà dispiegato di fronte a te. E non potrai fare altro che restare a suggere lentamente il nuovo succo dai nuovi spicchi.

Ma non perdiamo di vista l’obiettivo. Lo vedi anche il resto? No? Non vedi ancora il Te oltre all’Anima? Tranquilla, è normale! Prendi in mano quella ora soffice sfera e separa gli spicchi. Lo so che è difficile quello che ti chiederò ora, ma prova a rimuovere soltanto quello straterello biancastro che ricopre gli spicchi. Ce la fai? Beh, sappi che quello è il Te. Il vero Te è quella membrana sottile che tiene unita e separata l’Anima. Nelle arance è ben difficile separare Te ed Anima. Soprattutto in quegli individui prelibati in cui i grani degli spicchi sono gonfi di dolci succhi e premono con forza sulla velina traslucida.

Hai capito a cosa mi riferisco ora? Riesci ad immaginare di essere a tu per tu con il tuo Te? Un mucchietto di pellicola informe e quasi insapore. Quasi tutti se ne vergognano, un pochino, in fondo, del proprio Te perché si rendono conto dell’inutilità di quella pellicina e non vogliono trovarsi ad avercene a che fare. È scomodo farci i conti: sono tutti i piccoli nostri vizi, il nostro piagnucolare interno, il nostro provare compassione per noi stessi, i chili di troppo, le paure non confessate, le nostalgie di cui ci vergogniamo. Te sei questo inviluppo di brutture. Saresti capace di guardare riflessa la tua immagine e sopportare di vedere tutto questo? Ricordati che puoi mentire al tuo Corpo. I più subdoli ed abili riescono talvolta anche a mentire alla propria Anima. Ma al Te, no, non si può mentire. Non ti mettere di fronte al Te se non sei disposta a prendere le sberle che la verità è pronta a percuotere sul tuo volto.

 

arance

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