Risacca #25

“Parlami ancora per piacere, come piace fare a te. E’ da qualche settimana che non lo fai! Non sarai mica cambiato?!” Cloe si era preparata una tisana calda e si era immersa nella poltrona di fianco al divano dove Alvaro sedeva. Si era avvolta in una coperta un po’ infeltrita e guardava con occhi rilassati l’uomo. Lui stringeva tra le dita un semplice bicchiere di acqua. “Lo sai bene che le persone non cambiano. Te l’ho detto e ripetuto mille volte”. “Si si, le persone non cambiano, cambiano le situazioni” aveva continuato lei mimando la voce di lui e trascinando esageratamente le parole, quasi a sbiascicarle. Ormai quella frase le usciva dalle orecchie e lui lo sapeva bene. “Esatto! Ma questo era solo per prenderti in giro, sai quanto mi piace stuzzicarti! Ad ogni modo, veniamo a noi. Sai a cosa stavo pensando?” “A cosa?”. Lui aveva atteso alcuni secondi fissando il vuoto, quasi ad aspettare un’ispirazione che faticasse ad arrivare. Cloe lo fissava tenendo le labbra a pochi millimetri dalla tazza che il suo compagno gli aveva regalato qualche mese prima. Alvaro aveva poi ripreso “Pensavo a come sia incredibilmente unica questa cosa qui”. Aveva accompagnato le sue parole con i gesti, alzando il bicchiere riempito a metà di acqua. “Non è da te parlare di un soggetto tanto scontato come l’acqua. Mi dirai di pensare a quanto ne abbiamo bisogno per sopravvivere e di come tutti ne debbano usufruire e bla bla bla?! No, non può essere, hai in mente un percorso diverso, di sicuro. Dai, camminiamoci assieme su questo percorso”. Lui aveva sorriso, compiacendosi di quanto Cloe fosse incredibilmente recettiva ed aperta ad ogni sua parola. Per questo non osava mai forzare la mano con lei, per paura di deviarne il naturale e spontaneo modo di pensare ed agire. “No, non ti tedierò con quei soliti discorsi, peraltro veri. Stavo pensando a come noi, in amore, rassomigliamo all’acqua. Non fare quella faccia, ascoltami bene, poi mi dirai cosa pensi. Quando ci innamoriamo di qualcuno e passiamo del tempo con questa persona, il nostro modo di essere, la nostra forma viene in parte cambiata. Parlo dell’amore fra anime, ovviamente, quello vero, di cui piace parlare a noi. Ci si adatta agli spigoli di chi ci sta di fianco, lasciando che il carattere dell’altro faccia da contenitore ad una piccola parte della nostra anima. Ci piace accomodarci all’interno di ogni angolo e fessura per renderci conto di come si sta in quello spazio di mondo unico. Non lasciamo inesplorato un singolo atomo della parete. Vi aderiamo con tutti i nostri bei ponti ad idrogeno. In alcune parti facciamo fatica ad aderire e tendiamo a scivolare via veloci, in altre ci piace permanere più a lungo. In questo volume tanto estraneo quanto famigliare restiamo fintanto che all’altro va bene farsi bagnare dal nostro curioso intelletto. Quando, poi, l’ospite si sarà stancato di noi, altro non farà se non voltare quel vaso per svuotarlo in attesa di altra acqua che lo riempia. Tuttavia, le sue pareti rimarranno bagnate di noi in quegli angoli che più ci sono piaciuti. Almeno per un pochino. Poi si riasciugheranno, e rimarrà qualche alone di calcare in quelle zone. Un tessuto cicatriziale inorganico che decora i vasi delle anime con i ricordi del passato”. Cloe stava ascoltando ed ogni tanto stringeva gli occhi, quasi a cercare di visualizzare il suo vaso dell’anima. Alvaro aveva proseguito “Ora, converrai con me, che tutto questo è un po’ triste. Siamo ospiti del vaso dell’anima altrui fino a quando quest’anima non si sarà stancata di noi e non vorrà più lasciare che le nostre molecole tocchino i suoi atomi. Ma, sai cosa è ancora più triste? Che, purtroppo, quanto maggiormente siamo apprezzati ed amati dall’anima che ci sta ospitando, tanto più questa ha il terrore di perderci”. “Che succede a questo punto? Immagino che farà di tutto per fare in modo di mantenere la nostra acqua nel suo vaso” la ragazza aveva azzardato. Al che lui aveva continuato “Esatto, proprio così. Ma sai cosa succede? Succede che avremo riversato talmente tanta acqua per esplorare ogni pertugio di questo vaso in cui siamo ospitati, che il prezioso liquido comincerà a fuoriuscire durante la corsa della vita. Terrorizzata alla visione di quelle gocce, l’anima allora tenerà di raccogliere quei pochi millilitri persi nel tragitto. Si piegherà, lasciando sgorgare la maggior parte dell’acqua dal vaso. A quel punto, quasi in lacrime, le dita frenetiche tenteranno di racimolare quello che ormai è perduto grattando il suolo. Invano. L’anima, ora, avrà completamente perso il senno e verserà l’ultima parte di liquido nella conca fatta con le mani, pensando di poter tenere stretta a sé quella frazione rimasta, in quel luogo che pensa sia il più sicuro e caloroso. Tuttavia, per il timore di perdere qualche goccia, inizierà a stringere le mani un pochino più forte, costringendo l’acqua a scorrere di tra le dita. In un crescendo di paura, la presa si farà sempre più serrata, fino a che niente sarà rimasto nelle palme”. Cloe aveva gli occhi lucidi quasi: stava immaginando quella poverina che, credendo di fare del bene, si affannava a spremere tra le mani le molecole di acqua. Alvaro la guardava in silenzio ora, attendendo una sua reazione. “Beh, che succede poi? Intendo, finisce sempre così?” aveva chiesto lei. Ed aveva continuato poi “Non ci voglio credere che sia sempre così. Ed allora le persone che si riescono a tenere mano nella mano per lungo tempo? Quelle che sono insieme dopo anni di matrimonio o dopo incredibili periodi di distanza?”. L’uomo era felice di quella domanda. Aveva messo la sua mano sulla mano della giovane, quasi ad infondere nelle sue membra le parole che stava per pronunciare “Quelle anime, mia cara, sono quelle che hanno imparato a rispettare i tempi ed i modi dell’acqua. Ma, soprattutto, sono quelle in cui l’amato non ha mai smesso di versare fresca purezza nel loro vaso, nonostante tutto lo spreco fatto dal maldestro compagno di corsa. Entrambi hanno atteso abbastanza a lungo per riuscire contemporaneamente ad imparare a non versare troppa acqua in quel vaso e a non stringere troppo fortemente quelle dita. Richiede pazienza quest’arte. Eppure si impara. Credimi, si impara solo con l’esperienza ed infinita pazienze e comprensione. Ma, una volta raggiunta la maestria, nulla v’è di più bello di lasciare che il cuore di chi ci ama bagni il vaso dell’anima nostra”.

Cloe era sorridente ora. La smorfia che lui adorava stava adornando il volto della giovane. La mano della ragazza durante il discorso si era fatta calda ed aveva cinto amorevolmente il polso di Alvaro. Ora si stavano guardando in silenzio ed erano felici.

 

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