Nascondino

Si stavano rincorrendo tra le vie strette. Non conoscevano la città, ma avevano deciso di lasciar perdere mappe e cellulari. Avevano deciso di perdersi, per potersi ritrovare ad ogni angolo di quelle strade mal illuminate. Avevano deciso di dimenticare le ore e la fatica per poter godere del rincorrersi su sassi sparsi. In quel luogo estraneo ad entrambi il ticchettio dei passi era la manciata di briciole lasciate alle spalle per permettere all’altro di tornare a godere delle labbra ardenti dell’altra. Due risate maliziose si rincorrevano alla luce dell’argento fioco, bramose di soddisfare la loro sete di amore. Ogni incontro durava solo qualche secondo. Il tempo di suggere dalle labbra altrui le gocce di desiderio, quanto bastava a continuare la rincorsa per qualche minuto ancora. Si lasciavano solo per potersi incontrare di nuovo. La notte tiepida era il loro parco giochi ed il sottofondo di qualche stanca vettura in lontananza scandiva il ritmo del loro sempiterno nascondino. Avrebbero voluto poter continuare quel fanciullesco diletto per il resto dei loro giorni. Due fiammelle che si rincorrono durante il sonno del sole, avvolte dal tiepido manto di Settembre. Ogni incontro era casualmente calcolato e le loro mani si intrecciavano, avide. Nessuno li guardava, ma loro evitavano cautamente la luce di ogni lampione. Amanti, finti pudichi, disposti a perdere il sonno per gioire delle fantasie reciproche. Ebbri del succo della vita, le loro guance carminio erano alternativamente carezzate da polpastrelli e vento. Gli occhi socchiusi e la pelle un po’ più calda ad ogni incontro. Non si bastavano mai quei due. Avrebbero fatto arrossire il men casto diavolo se solo l’avessero lasciato leggere nelle loro teste.

Ilda si era rifugiata in una piccola piazza decorata da piccole verdi aiuole. Si era nascosta su di una panchina celata da una giovane quercia. Renato aveva intravisto il suo vestito a righe rifugiarsi nella penombra e ne aveva sorriso. Lei aveva cercato di rallentare il respiro, per poter recuperare il ritmo normale e non lasciare che l’affannoso ansimare la tradisse senza troppa fatica del compagno. Ma il battito del suo cuore non voleva sapere ragioni e quel muscolo continuava a chiamare a gran voce il compagno poco distante. Renato si stava avvicinando ed ogni passo faceva salire in lei una commistione di emozioni che racchiudevano una bramosia insaziabile, incendiata dalla una flebile trepidazione per la consapevolezza di essere presto scoperta. Pochi passi dividevano i due amanti, quando l’aria si era fatta un poco più guizzante e la mano di lui era stata colpita da una umida freccia. Aveva cominciato a piovere nell’istante in cui le mani cingevano i fianchi tremanti. Non vi erano luci ad incorniciare quei due in quella piazza umida quella notte. Non avevano avuto bisogno di percorsi segnati su di un pezzo di carta. Erano finalmente assieme in quel luogo sconosciuto.

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