Sfiorando ‘l verde
l’occhio disamina l’intorno
sospeso
il sospiro ad allargare il cuore.
Le cuffie azzerano i suoni
aprendo alla fantasia
bianchi spazi da riempire.
Rimbalzo sulle mal tese corde
della chitarra, pizzicate
dall’imperito appossionato. Solo crome
tremolanti e sghembe
con le quali si ricopre
ad allontanare i pensieri.
Chiacchericcio sparso.
A condurmi all’ascolto
dell’unto masticare della coppia,
l’epa rilassata di chi si fida ormai del compagno.
Nessun trucco.
Il faticoso respiro del cane
accaldato e quindi pigro.
Perde lo sguardo lontano,
che tutto osserva senza
guardare. Poggia lo sguardo su di me
per un istante,
distogliendolo disinteressato.
Da lui s’allontana uno sfacciato scoiattolo.
Importuna chiunque muova la bocca,
certo che la sua dolcezza
gli varrà una ricompensa.
Un terremoto.
Un sorriso vestito d’arancio mi impone di struggermi
ammirandolo.
Mentre la natura
m’amonisce poco umilmente
con una carezza un po’ troppo vivace
che quella è tutta opera sua,
posando scomposto
uno dopo l’altro l’arto paffuto
il sorriso incede
richiamando a sè sguardi amorevoli,
cuori da ricolmare,
anime da lenire.
L’energia si accumula rapida
nel trillo della sua voce.
Sfera infinita,
purezza distillata e pronta all’uso.
Panacea di un cuore malmenato
il suo profumo innocente si espande
qual aura gialla.
Niente è più come prima,
ora che la serenità è stata instillata
e la gioia è pronta a germinare
nuovamente, spensierata.
Nulla può terminare l’estatico evento.
Poi la madre lo solleva lesta.