Su forza, non farti prendere a schiaffi.
Mostra qulle unghie che ami dipingere e che sanno graffiare.
Fanno presa su ogni terreno quelle unghie,
lacerano il cuoio quegli artigli magnifici,
spaventano qualsiasi malintenzionato quelle appendici.
Cosa aspetti ad usarle anche ora, ora che sembra che tutto ti investa?!
Non te lo permetto.
Non ti lascio prendere gioco di te stessa.
Non ti consento di raccontarti con stupore che non sei abbastanza.
Anzi hai ragione…non sei abbastanza stupida da poter credere
alla fandonie che i più amano raccontarsi,
cullandosi nelle false convinzioni.
Non posso abbandonarti alle dicerie di quell’insignificante tarlo
che hai lasciato venisse copiosamente nutrito in te da altri.
Schiaccialo!
Adoro il legno tarlato. Ma tu rifuggi il cuore tarlato.
Non lasciarlo sanguinare.
E se lo fai, abbi l’accortezza di rimuovere ogni frammento estraneo da esso,
che non pungoli più quel muscolo così bello e perfetto che celi in petto.
Lascia che la mia perizia e pazienza estraggano sino all’ultima le schegge
conficcate in profondo, e che ledono quell’organo vivo.
Ogni suo movimento sia libero di dolore ed ogni sussulto d’amore
scevro di contraccolpi.
Il bendaggio perfetto saranno le mie braccia,
l’anestetico migliore il mio affetto,
la sutura ad arte i nostri baci.
Il tuo spirito sarà pronto a rispiccare il volo,
come sai di poter fare in ogni occasione.
La sicurezza che hai nel navigare, così l’avrai nel volo.
Ché chi sa affrontare il mare tempestoso
vieppiù sarà abile nel destreggiarsi tra le correnti.
Chi sa flettere la vela a raccogliere l’alito nella bonaccia
o non fa strappare il telo in tempesta,
con leggiadria sa muovere l’ala in cielo.
Così sarai tu.
Un maestoso albatros, che ancora deve decidere la sua meta.
Perito del volo, instancabile viaggiatore e per questo fonte di ispirazione.
Mio albatros, non lasciare che il ricordo di una caduta in volo
privi gli amanti dell’arte qui giù della tua maestosità.
Non lasciare che ti catturino e trascinino sul ponte gli arcigni marinai.
Loro sanno solo navigare. Bestie invidiose.
Continua a librarti in alto.
Tra le nuvole che possono celarti la vista ché dense,
ma che ti ricordano ogn’ora le altezze che puoi raggiungere.
Porta con te il mio spirito,
a raccogliere parole abbandonate sui nembi.
Lascia che sfiori, sporgendomi dal tuo dorso, quei sentimenti
che gli uomini hanno lanciato qui in alto dimenticandosene,
come ricordi scomodi che lanciamo sopra all’armadio,
impolverati e per questo magnifici nel loro odore acre di muffa.
Il tuo volo, impertinente tanto è semplicemente maestoso,
non teme rivali.
Continua a far invidia a quei marinai,
lascia loro lo scorbuto.
Tu respira l’aria pulita lassù
e torna a raccontarmela.
Oppure lascia che ti voli affianco.
O, meglio, abbracciato al tuo caldo e bianco ventre,
col tuo cuore a scandire le mie ore serene.