Onda #20

Mozziconi d’amore spenti sul cuore

accartocciati sul fondo dell’anima ad esalare gli ultimi respiri affumicati.

Minuscole conchiglie striate dei colori del cielo in Giugno

sdraiate sulla sabbia impalpabile, farina di ossa.

Un bagno di singhiozzi dilava gli angoli meno illuminati

ed impiastriccia dal basso i piedistalli erti a salvare le apparenze.

Mi interpreteresti l’anima ora?

Giocheresti a lasciare che i miei pensieri scorrano nei corridoi del tuo spirito

come una slavina di fango tra le case, democraticamente omicida?

Intanto il colibrì sugge dall’orecchio il pensiero,

scambiandolo con un fastidioso frenetico frullo d’ali.

Il paese si calma laggiù, distante, terminata l’ebrezza del mezzogiorno di festa

e la gente si sdraia a terra, ad insudiciare l’erba fresca:

un tanfo di alcol e bestemmie che corrode la gola, che corrode la ragione.

Ed io non ho ragione perché mio peculiare tratto sia la vanagloria

ma il mondo suda gocce terrorizzate di paraffina, che si squaglia al sole,

alzando velenifere nubi come il mustelide spaventato.

Ed io ho ragione perché le annuso quotidianamente queste nebbie di morte

e sono ormai stanco di doverne descrivere l’odore alle anime sorde ai sapori.

nebbia

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